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Strutture, caratteristiche e differenze fra detti e proverbi

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La tradizione orale rappresenta di per sé uno spazio indefinito della cultura di un popolo. Il fatto stesso di non essere scritta denota un carattere quasi anarcoide, insofferente della tradizione orale a qualsiasi sistematizzazione in schemi precisi. Su questa base quello che andiamo a fare assume un carattere di forzatura, pertanto cercheremo di incasellare il meno possibile in rigidi riquadri classificatori l'oggetto del nostro bene amato portale.

La tradizione orale, specie quella dei piccoli paesi o cittadine, si sostanzia in buona misura in detti e proverbi. La principale differenza fra il detto e il proverbio è di ordine strumentale.


Il detto infatti è tendenzialmente descrittivo. Esso vuole riprendere la ricorrenza di una pratica, la ripetitività di fatti e accadimenti tradotti in metafore evocative. Il detto, o facezia, cerca di semplificare in brevi figurazioni quello che ognuno vive con frequenza, restituendo un modo veloce di classificare tutta una gamma di accadimenti. Ci viene da chiederci: ma perché un detto viene ricordato? Perché quando qualcuno recita una facezia la gradiamo? E’ che questo iconizzare la realtà risulta fondamentalmente economico. Per questo motivo il detto viene percepito come piacevole, perchè permette a chi ne fa uso in prima persona, di esprimere con facilità un pensiero, esaltandone il suo tratto generale, oppure, dall’altra parte del dialogo, come ascoltatore, di comprendere più facilmente quello che un interlocutore non può o non sa manifestarci più chiaramente. Il detto, ma anche il proverbio sia chiaro, gode di una natura sociale trasversale. E' beneamato infatti tanto da persone di umile cultura per il rispararmio di vocaboli che massime e facezie producono. Del resto per chi dispone di un modesto vocabolario è davvero molto comodo e di aiuto. Ma queste forme del parlato trovano la simpatia anche di persone colte per l'eleganza, la sintesi aulica e le argute similutidini di cui frequentemente sono portatrici.


Di proverbio invece parliamo tutte quelle volte che ravvisiamo nella composizione una tensione didattica o magari didascalica. Definiamo proverbio una frase comunemente condivisa che vuole insegnarci qualcosa. Un proverbio, o massima, facendo base su esperienze comuni e frequenti, ha il dovere di generalizzare una regola di vita, ma anche una credenza desunta dalla realtà. Se è vero che il principio di scientificità non è assolutamente necessario, è altrettanto vero che quanti più casi un proverbio contempla, tanto più è valido, accettato, usato e quindi ricordato. Perché non ci scordiamo, permettetemi il gioco di parole, che sia proverbi che detti hanno come prerogativa fondamentale quella di essere ricordati. A tale scopo facezie e massime devono riuscire ad investire le corde dell'emotività e degli istinti. Per questi motivi non si fanno desiderare richiami sessuali, argomenti pruriginosi, contesti scandalosi o paradossali.


Fatta questa distinzione, non dobbiamo cadere nell’errore che ciò che è proverbio non sia detto e viceversa. Le commistioni sono di una frequenza tale da mettere in difficoltà spessissimo chi si trova nella condizione di scegliere la classificazione di un contenuto. Per fortuna il nostro sistema informatico ci permette di classificare con più etichette gli argomenti che di volta in volta inseriamo nel nostro portale.


In definitiva detti e proverbi sono un modo di codificare qualcosa che ci unisce con la lingua ed oltre la lingua. E’ a suo modo un collante sociale che in tempi di mancanza di mezzi di comunicazioni di massa come giornali, televisioni, radio, internet, ha fornito alle popolazioni uno strumento per condividere sia su lunghi spazi che lungo il tempo, una visione della vita e della morale. Ancor più pregnante anche perché come una eredità materiale o biologica si rivela tramandabile dai genitori ai figli per mezzo appunto di questo strumento formidabile che è la tradizione orale.

 

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